Cari tutti,
Il nuovo statuto è il frutto di un lungo lavoro di mediazione, e di molti compromessi; come tale è inevitabile che non corrisponda alle nostre aspettative, ma quello approvato rappresenta, a nostro avviso, un’occasione perduta. Il ministro ha scelto, consapevolmente o meno, di non predisporre una traccia comune in tutta Italia, ed è stata particolarmente avara di indicazioni, lasciando campo libero a tutti. Questa possibilità poteva essere utilizzata per essere innovativi all’eccesso o per cercare di conservare il passato a tutti i costi; ma poteva anche costituire occasione di miglioramento. Purtroppo, in molte parti d’Italia ha prevalso la seconda opzione, e da noi le pressioni in questo senso sono state forti e altolocate. Certo, nel corso dell’iter di stesura del testo molte storture sono state evitate, molti aspetti migliorati, ma si poteva fare di più, molto di più. Sarebbe bastata più volontà e un po’ di coraggio.
La prima osservazione che viene in mente è che in questi mesi è mancato un confronto davvero aperto sullo statuto e sulle scelte strategiche a medio e lungo termine tra tutte le diverse componenti dell’ateneo. Abbiamo purtroppo perso i primi tre mesi senza far nulla e altri tre in discussioni su aspetti marginali, per finire in una corsa contro il tempo.
Il dibattito è stato spesso reso sterile posizioni pregiudiziali, quasi ideologiche, tra chi voleva, a prescindere, tutto il potere decisionale in capo ai dipartimenti e chi, al contrario, alle facoltà. Non si privilegiava il confronto delle idee ma un mero arroccamento “mi piace” o “non mi piace”. Emblematiche alcune delle proposte pervenute alla commissione che se accolte avrebbero portato a modelli rigidi e poco funzionali.
A giugno il testo dello statuto è stato finalmente reso disponibile a tutto l’ateneo, anche grazie alle pressanti richieste da parte di molte componenti, nella commissione e degli organi di governo.
Qui di seguito proponiamo alcune considerazioni che hanno guidato il nostro lavoro in commissione statuto: con questo non vogliamo incensarci, ma rendicontare il nostro operato a coloro che hanno creduto di dare a noi la loro fiducia.
Come ricercatori abbiamo contribuito alla discussione con almeno il 70-80% delle proposte di modifica, tutte accomunate dalla salvaguardia dell’interesse generale, e tese alla semplificazione e alla flessibilità.
NUMERI
Scorrendo lo statuto colpisce la quantità di numerologie, dalla composizione del Senato Accademico alle soglie di presenza negli organi; dato che la composizione del personale dell’ateneo è equilibrata, l’unico scopo di tali soglie sembra essere quello di arginare la presenza di alcune fasce docenti. Altre soglie sono nei criteri di partecipazione dei dipartimenti alle facoltà, basate sull’erogazione della didattica. Avremmo preferito definire la partecipazione sulla base della condivisione degli obiettivi formativi e della responsabilità nelle fasi strategiche di istituzione e attivazione.
PROGRAMMAZIONE STRATEGICA
Non si può non rimarcare come, nonostante le ripetute insistenze soprattutto nostre, non sia stato possibile inserire il concetto di programmazione a lungo termine nello statuto, fondamentale per uno sviluppo armonico dell’ateneo non vincolato solo alle contingenze. Avremmo preferito una programmazione costruita a partire dal basso e largamente condivisa, esplicitamente inserita tra le priorità organizzative e strategiche dell’Ateneo anche nel testo dello statuto.
DIPARTIMENTI E FACOLTA’
La scelta, presente nelle linee guida rese pubbliche all’inizio dell’anno, è stata quella di rendere le strutture di raccordo obbligatorie e mantenere il nome di Facoltà. Nella prima stesura dello statuto le nuove Facoltà avevano un ruolo ancora più dominante nella didattica. Grazie all’azione costante di alcuni componenti della commissione, c’è stato un riequilibrio, e una parte delle competenze sono state spostate dalle Facoltà ai Dipartimenti.
Può sembrare un aspetto marginale, ma non lo è. Infatti, mentre i consigli di dipartimento sono organi collegiali ai quali partecipano tutti i docenti (e altre componenti salvo gli studenti dei corsi di laurea), per le facoltà la legge prevede un consiglio con una composizione ristretta. Inoltre la legge prevede che sia il dipartimento e non la facoltà a essere valutato sulla didattica dei propri docenti.
Avremmo preferito una più chiara attribuzione all’organo sottoposto alla valutazione delle responsabilità sulla qualità della didattica, e all’inizio della discussione in commissione avevamo presentato una proposta che trovate qui.
CORSI DI LAUREA E DIDATTICA
Un aspetto critico è il ruolo dei consigli di corso di studi e di classe: è previsto che formulino le richieste di docenza ai Dipartimenti, che a loro volta formulano una proposta alle facoltà nelle quali si raggruppano. Le facoltà razionalizzeranno tale proposta con una delibera. Il processo rischia di allontanare la voce dei corsi di laurea dall’organo che assumerà la delibera finale.
Avremmo preferito una responsabilità più chiaramente definita del corso di laurea sull’erogazione della didattica, soprattutto in fase di definizione del manifesto.
ORGANI DI GOVERNO
Il CdA sarà, per legge, l’organo strategico e di governo. Alcuni paletti sono stati inseriti nello statuto per richiedere il parere del SA, che raramente può essere vincolante, in molte delle decisioni del CdA. Grazie all’azione di alcuni membri della commissione è stata riservata al SA la competenza esclusiva sul regolamento generale di Ateneo, ed è stata prevista la possibilità, da parte dello stesso SA, di sfiduciare il consiglio di amministrazione. Non è stato facile.
Il CdA sarà nominato dal Senato Accademico sulla base di una “rosa” definita dal rettore, la cui ampiezza minima tuttavia non è stata definita e non è stato possibile lasciare in questa parte dello statuto il riferimento alla trasparenza dell’iter di nomina, pur restando nella formulazione dei principi.
Avremmo preferito che la trasparenza, chiaramente indicata nei principi fondamentali, venisse esplicitamente richiamata anche in questa parte dello statuto. La nostra preferenza sarebbe comunque andata a una nomina dei consiglieri fatta mediante bando pubblico.
SENATO ACCADEMICO
Nell’ultima versione dello statuto si legge che (art.12, commi 3 e 4):
3. Il Senato Accademico è presieduto dal Rettore ed è costituito, su base elettiva, da 23 componenti nominati con decreto del Rettore sulla base dei seguenti criteri:
a) 6 Direttori di Dipartimento eletti, dai docenti di ruolo, in collegi distinti per Facoltà, in modo da rappresentare le diverse aree scientifico-disciplinari dell’Ateneo. Ogni docente vota nel collegio di una sola Facoltà;
b) 11 docenti di ruolo in rappresentanza delle diverse aree scientifico disciplinari, che non ricoprano la carica di Direttore di Dipartimento e Presidente del Consiglio di Facoltà, eletti tra i Dipartimenti che non hanno espresso i Direttori di cui alla lett. a), in collegi distinti;
c) 4 rappresentanti degli studenti eletti tra gli iscritti per la prima volta a corsi di studio non oltre il primo anno fuori corso, a corsi di dottorato e a scuole di specializzazione attivati nell’Ateneo;
d) 2 rappresentanti del personale tecnico amministrativo.
4. L’elezione dei componenti di cui alle lett. a) e b) avviene in due turni distinti. I procedimenti e le modalità per l’elezione e per l’eventuale sostituzione dei componenti del Senato Accademico sono disciplinati dal Regolamento Generale d’Ateneo.
Si potrebbero fare diverse considerazioni su come e perché siamo arrivati a questa formulazione. Preferiamo però farvi conoscere la nostra proposta, elaborata dal coordinamento dei ricercatori di ateneo e proposta in commissione. E la proponiamo con la consapevolezza di quanto sia migliore e più semplice dell’attuale e con il rammarico di non essere riusciti a convincere gli altri dei nostri argomenti per farla approvare:
Il Senato Accademico è presieduto dal Rettore ed è composto, oltre che dal Rettore, da 24 componenti eletti sulla base dei seguenti criteri:
a) 15 professori e ricercatori di ruolo a tempo indeterminato, in servizio in regime di tempo pieno, di cui 5 Direttori di Dipartimento, eletti da tutti i docenti a tempo indeterminato in servizio nell’Ateneo; Il regolamento assicura la rappresentanza delle diverse aree scientifico disciplinari dell’ateneo.
b) 2 rappresentanti del personale di ricerca e didattica a tempo determinato di cui agli articoli 22 e 24 della legge 240/2010.
c) 4 rappresentanti degli studenti, eletti tra gli iscritti a corsi di studio non oltre il primo anno fuori corso, a corsi di dottorato e a scuole di specializzazione attivati nell’ateneo; Il regolamento assicura la rappresentanza delle tre categorie.
d) 2 rappresentanti del personale tecnico amministrativo.
Per quanto riguarda i 15 docenti, sarebbe stato possibile, rispettando l’equilibrio delle varie anime culturali, dividere il corpo elettorale in 5 collegi costituiti per gruppi di dipartimenti, dato che è possibile disegnarli numericamente e culturalmente affini.
Cordialmente,
Michele Mascia e Guido Mula