Spirali. All’origine delle forme viventi.
Le spirali hanno sempre esercitato un notevole fascino sull’uomo per la loro bellezza e complessità, stimolando l’interesse di artisti, maghi e scienziati. Disegni di spirali si ritrovano tra i primi graffiti di epoca preistorica. Motivi a spirale sono molto diffusi nei monili dell’età del bronzo. Tatuaggi e incisioni a forma di spirale sono tuttora utilizzati dai Maori della Nuova Zelanda (tanto che secondo alcuni la spirale di Archimede dovrebbe essere chiamata spirale dei Maori). Lo stesso rapporto aureo (circa 1.618), adottato come canone estetico dall’arte greca, corrisponde ad un preciso sviluppo spirale noto come serie di Fibonacci (1175-1240 circa). La bellezza delle spirali incantò anche Jacob Bernoulli (anni 1654-1705) che le studiò con passione e le volle riprodotte sulla propria tomba. Ma tutta la natura è ricca di forme a spirale. La più comune è quella della chiocciola. Meno comune ma molto elegante è quella del nautilus. La più grande è quella delle galassie (anche se non tutte sono formano spirali). L’origine fisica della forma a spirale è evidente nelle turbolenze dei fluidi e dei gas, come i gorghi d’acqua ed i mulinelli d’aria. Ma nessuno sospetterebbe che semplici spirali siano in grado di creare anche forme, simmetrie e strutture assai complesse, come quelle di organismi uni- e pluricellulari (diatomee, radiolari, ricci, stelle di mare, fiori, ecc.).
I grafici che mostro li ho creati con poche righe di basic. L’algoritmo traccia una spirale che si avvolge su una seconda spirale. Queste curve in geometria sono dette ‘roulettes’. Tuttavia, il repertorio di roulettes presente nei testi di geometria è piuttosto povero e limitato a poche forme (spirografo, cardioide, nefroide, astroide, ecc.). Io ero più interessato alle analogie con le forme viventi e meno alle funzioni.
L’aspetto forse più interessante di queste immagini è costituito dalla notevolissima diversità delle forme prodotte con piccolissime variazioni dei parametri (nell’ordine di un centomillesimo). Questo potrebbe definirsi ‘effetto seme’ o ‘effetto gene’. In effetti l’algoritmo è sempre lo stesso, per tutte le forme. Cambiano solo uno o due parametri. Un secondo aspetto anch’esso interessante è il fatto che, per quanto le forme siano generate da un procedimento assolutamente omogeneo, esse mostrano classici elementi anatomici, quali cavità, spine, raggi, biforcazioni, ecc. con simmetrie simmetrie radiali o bilaterali. Questo dimostra empiricamente come la varietà delle strutture che compongono l’anatomia di un essere vivente sono la conseguenza di un processo omogeneo di morfogenesi e di differenziamento, che purtroppo siamo ancora ben lungi dal comprendere. L’ultima analogia con le forme viventi riguarda il processo di selezione naturale, per il quale un gran numero di individui con mutazioni sfavorevoli è condannato a scomparire. Nel caso dell mie forme, la selezione l’ho fatta io. Moltissime erano almeno apparentemente senza logica (brutte, per intenderci)… e non sono sopravvissute.
Giacomo Diaz
Politica per la Qualità dell’Ateneo
Politica per la Qualità dell’Ateneo
approvate dal Senato Accademico nella seduta del 08/01/2015, già approvate dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 02/12/2014.
III Seminario sull’opera di Andrea Camilleri
Francesco Delogu 2014-12-17 17:58:59
Esercitazione di Diagnostica fisica delle costruzioni
ESITI PROVA 28 NOVEMBRE
Ricevimento studenti
LABORATORIO SARDINIA
Sono aperte le iscrizioni al laboratorio “SARDINIA. Forme, modelli e interazioni culturali nell’isola in età romana”. Il laboratorio, previsto a partire da marzo, si strutturerà in tre moduli da 20 ore ciascuno (6 CFU totali). Sarà possibile iscriversi anche a singoli moduli.
AVVISO
Si avvisa che i files con le slides del corso di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana 1, modulo A (AA 2014/15) sono a disposizione degli studenti presso la postazione del Sign. Bruno.
Esercitazione del Modulo di Diagnostica fisica delle costruzioni
LDC – Pubblicazione della Fondazione CRUI
La Fondazione CRUI ha pubblicato online sul proprio sito il volume “Insegnare discipline, Apprendere per lavorare, nei contesti universitari – L’esperienza cagliaritana e il modello di qualità pedagogica”, realizzato dal Centro per la Qualità dell’Ateneo di Cagliari per illustrare l’esperienza del Laboratorio Didattico Calaritano (LDC), che un gruppo di docenti, afferenti a discipline diverse, ha effettuato nella sperimentazione svolta dal 2009 al 2012.
Il volume è scaricabile on line in formato pdf e e-pub all’indirizzo