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Feb 252010
 

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 Scritto da alle 14:26

Il caso Bertolaso e la corruzione amministrativa

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Feb 112010
 

La protezione civile, come sappiamo, ha avuto compiti ben più ampi di quanto il nome dovrebbe indicare, allo scopo (non condivisibile) di aggirare le procedure per l’affidamento di appalti.

Alcuni commenti nel blog della corruzione politica e le recenti notizie sulla corruzione nelle opere legate alla così detta protezione civile, mi inducono ad alcune precisazioni.

Nello scritto introduttivo sulla corruzione politica intendevo solo prendere lo spunto dalla vicenda Craxi per dimostrare i danni generali che la corruzione produce e quindi la necessità di non trasformare il buonismo nei confronti di Craxi (che mi lascia alquanto indifferente) in una legittimazione generale della corruzione come metodo da tollerare se non proprio da legalizzare.

Ben sappiamo che la corruzione esiste anche a livello amministrativo e che i relativi proventi sono quasi sempre profitti personali. Il caso della protezione civile ed il numero di indagati coinvolti lo conferma. La finalità del provento personale rende il caso moralmente più grave, ma il discorso evidentemente non cambia per quanto riguarda la distorsione del sistema degli appalti pubblici, del danno alla collettività ed all’ente appaltante.

Spero che Bertolaso riesca a dimostrare la propria innocenza: è una persona che si era conquistata una stima generale ed una sua caduta incrementerebbe la sfiducia del cittadino verso il potere pubblico, a prescindere dal colore politico di questa particolare persona; del resto lo stesso Bertolaso si era formato sotto i governi Prodi ed Amato e riconfermato da Berlusconi per le sue capacità.

Ma chiunque abbia sbagliato non può portare i meriti a compensazione delle malefatte: anche qui vale il discorso fatto per Craxi: sono talmente gravi i danni provocati dalla corruzione diffusa che non si può assolutamente giustificarla. Del resto, il nostro diritto non include i “meriti” dell’imputato come scriminante.

Corso Opzionale IV anno Medicina: Inizio Lezioni

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Feb 082010
 

Si informano gli studenti interessati che Lunedì 22-02-2010 inizieranno le lezioni del corso opzionale: “MECCANISMI SINAPTICI E BASI BIOLOGICHE DELLE AZIONI DEI NEUROPSICOFARMACI” (AULA 16 – ASSE E  – Cittadella Universitaria di Monserrato), che proseguiranno con il seguente calendario:

LUNEDI     22.02.2010 dalle   ORE 15.00  ALLE ORE 17.00

GIOVEDI   25.02.2010 dalle    ORE 15.00 ALLE ORE 17.00

LUNEDI     01.03.2010 dalle    ORE 15.00  ALLE ORE 17.00

GIOVEDI   04.03.2010 dalle    ORE 15.00 ALLE ORE 17.00

Obiettivi del corso: Migliorare e approfondire le conoscenze sui meccanismi fisiopatologici dei disturbi mentali e sulle azioni dei farmaci psicotropi

Il corso prevede l’attribuzione di 0.3 CFU (frequenza delle lezioni, 8 ore complessive) + 0.6 CFU per  lo svolgimento di un seminario tenuto da ciascun studente con ricerca bibliografica mirata.
Per iscrizioni rivolgersi al Sig. Calledda presso il Dipartimento di Neuroscienze: 0706754307 email: mastermta@unica.it

Prof. Marco Pistis

Esito esame Farmacologia per Infermieristica del 1/2/2010

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Feb 012010
 

Sono pubblicati gli esiti dell’esame di Farmacologia per Infermieristica del 1/2/2010. A ciascuna delle domande aperte è stato assegnato il seguente punteggio:

0 = insufficiente

1= sufficiente

2= buono

3= ottimo.

Il punteggio massimo raggiungibile era quindi 48 (36 per le domande a risposta multipla+ 12 per le domande a risposta aperta). Il voto è stato assegnato in proporzione a questo punteggio. In questo file trovate i risultati:

esame del 1/2/2010

Se riscontrate errori (il numero di matricola può essere sbagliato, per esempio) o necessitate di chiarimenti contattatemi.

Marco Pistis

La diffusione della illegalità aggrava, attenua o esclude l’illecito?

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Feb 012010
 

Giovanni Duni

Così fan tutti.

La diffusione della illegalità aggrava, attenua o esclude l’illecito?

La vicenda di Bettino Craxi e la sua possibile riabilitazione ci deve fare riflettere sul problema generale dei finanziamenti occulti dei partiti politici, al fine di evitare che, da una possibile riabilitazione, se ne tragga anche una regola valida per il futuro.

Abbiamo riascoltato in questi giorni più volte i discorsi e le interviste di Craxi dell’epoca dei processi di tangentopoli. Dobbiamo dargli atto della estrema chiarezza della sua tesi. «È assolutamente vero che percepivamo soldi di varia provenienza per il finanziamento del PSI; non è vero che parte di quei denari finivano nel mio patrimonio personale; tutti i partiti percepivano soldi non evidenziati nei bilanci, che erano quindi tutti falsi.» Da queste frasi l’uomo politico di cui ricorre il decennale della morte faceva discendere la sua innocenza, o quanto meno la politicità selettiva delle azioni giudiziarie ai sui danni.

Per la verità tangentopoli imputò e condannò altri leader politici, funzionari, amministratori  ed imprenditori, a volte con la drammatica conseguenza del suicidio. Ma qualche imprenditore onesto e non disponibile a compromessi entrò nella più nera disperazione, subendo la costante esclusione dagli appalti pubblici: ricordiamoci di Ambrogio Mauri, costruttore di vagoni, che si suicidò a seguito del boicottaggio cui fu sottoposto.

Indubbiamente però l’indagine penale si sarebbe potuta estendere per scoprire come facevano tutti i partiti a gestire le spese con il limitato finanziamento pubblico ufficiale. Ma questa omissione discende dal fatto che in Italia le inchieste non partono mai con l’intenzione della sistematicità, ma sono piuttosto legate al caso, che nella specie fu la piccola vicenda del Pio albergo Trivulzio e Mario Chiesa, che, nell’allargarsi a seguito delle confessioni, portò alla sconvolgente vicenda di “mani pulite”.

Purtroppo la trascuratezza del sistema repressivo italiano si manifesta in mille direzioni e proprio nei casi in cui l’illegalità è più diffusa. Accade così che se viene sanzionato un cittadino sorpreso a gettare l’immondizia su altri sacchetti di una discarica abusiva lungo una strada, questi si senta perseguitato per il fatto che altri mille la “fanno franca”.

Appare comunque evidente che la diffusione della illegalità determina situazioni ben più gravi proprio per effetto del numero delle violazioni. Se viene gettato un solo sacchetto di immondizia prima o poi animali ed agenti atmosferici lo fanno disperdere; ma già con 10 sacchetti abbiamo un inizio di discarica e raggiungere i 100 non è affatto difficile, per effetto di una emulazione perversa. L’assurdo che si determina sta nel doppio effetto della diffusione: da un lato ne discende un grave danno ambientale, ma contemporaneamente sorge un senso di innocenza del singolo che infrange le regole.

Non dissimile è ciò che si verifica con il finanziamento illecito dei partiti. Anche qui una tangente isolata farebbe poco danno alla intera società in cui viviamo. Ma proprio la diffusione sistematica del fenomeno determina effetti catastrofici, a fronte del senso di innocenza di chi pecca. Per comprendere appieno il disastro che nasce dal fenomeno occorre domandarsi: perché soggetti esterni ai partiti ed alle amministrazioni pagano somme ingenti, quasi sempre in nero e con falsificazioni dei propri bilanci? Se si trattasse di spontanea amicizia o di solidarietà politica incondizionata avremmo solo la violazione delle norma sulla irregolarità del bilancio del partito che riceve. Purtroppo chi ha pagato ha invece contrattato il favore che gli consentirà il recupero di quanto versato ed oltre. Aspetta infatti dal politico di turno di ottenere vantaggi illeciti o per la sua azione diretta (se è colui che detiene il potere) o per un silenzio compiacente (se è della opposizione). E quando questa anomalia diventa regola generale, abbiamo una gravissima ripercussione sul sistema Paese.

Accentrando oggi il dibattito sull’uomo Craxi distogliamo l’attenzione dal vero problema, che non consiste nell’accettazione di soldi non esposti in bilancio, ma nel perché questi «benefattori» pagano, ossia per quali vantaggi in cambio. Scindendo quindi il problema, a distanza di anni possiamo anche assolvere moralmente l’uomo, valutando che agiva con l’idea della propria innocenza e considerando complessivamente la sua figura di politico, ma non possiamo assolvere il sistema nefasto nel quale agiva, a causa dei danni che ha creato al Paese. Se infatti assolviamo il sistema, diciamo che esso può continuare. Nel dibatto politico spesso si accosta la riabilitazione di Craxi alla situazione attuale, con la larvata tesi secondo la quale quelli di Craxi non furono colpe, lasciando quindi intendere che analoghi comportamenti odierni sarebbero parimenti da giustificare.

Dobbiamo invece evitare nel modo più assoluto che dalla vicenda Craxi possa emergere un messaggio ai politici di oggi, quale: essendo limitato il finanziamento ufficiali dei partiti, arrangiatevi a procurarvi risorse in altro modo, anche a costo di favorire turbative d’asta lasciando fuori ditte serie e meritevoli, di accettare lavori mal fatti, di fare opere inutili, di incentivare un complesso di cose che fanno si che i costi per le PP.AA. siano superiori fino al doppio degli stessi lavori fatti per privati. Tutt’al più — potrebbe continuare il messaggio per i politici presenti e futuri — astenetevi dall’approfittarne personalmente.

Il danno da corruzione sul sistema Paese non è, ovviamente, solo quello delle distorsioni ad opera delle alte sfere, ma questo livello ne è responsabile per un’ampia fetta. Del danno da corruzione ha parlato più volte il procuratore generale presso la Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, ma forse non si evidenzia mai abbastanza il degrado in cui va a cadere un Paese afflitto da corruzione.

In un sito molto consultato e ripreso in altri siti e dibatti on line (http://www.transparency.org) è riportata una classifica della percezione della corruzione in 180 Paesi del mondo.

Per quanto la “percezione” non significhi “effettività”, è presumibile che i dati della percezione non siano poi così lontani dalla corruzione vera e propria.

Ebbene in questa classifica, che vede in cima i migliori Stati, l’Italia è al 63mo posto con un “voto” di 4,3 decimi; Danimarca, Singapore, Nuova Zelanda e Svezia sono i primi con un voto di 9,4-9,2 decimi.

Ciò che colpisce in questa classifica è la quasi corrispondenza tra il livello della corruzione ed il grado di sviluppo del Paese. La cosa non è casuale: una fetta altissima del prodotto interno lordo è assorbito dalla spesa pubblica e quindi, se questa è condizionata dalla corruzione, diventa altamente improduttiva, distorsiva e, spesso fonte di spese aggiuntive obbligate, ma che potevano essere evitate: micidiali bastonate per un Paese che tenta di restare tra i “grandi”.

Il finanziamento pubblico dei partiti è insufficiente nella loro dimensione attuale e soprattutto nella situazione di accesa competizione tra essi. Ma siamo certi che un dimagrimento generale porterebbe al loro collasso e non invece ad una diversa impostazione dell’attività politica di tutti? Comunque, se è necessario, è preferibile aumentare il finanziamento pubblico ai partiti, perseguendo però senza remore la corruzione.

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