Ideologia linguistica. Lingua sarda/Language Ideology. Sardinian

 
  • 8. (1992/1993) Il sardo: la più ‘latina’ delle lingue romanze. Storia di un falso minore. (formato pdf)

    [[Sul Muratori:  https://it.wikipedia.org/wiki/Antiquitates_Italicae_Medii_Aevi, 1738-1753; https://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-antonio-muratori_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/; Dissertazione XXXII De origine linguae Italicae all’interno delle Antiquitates (vol. II, 1739; 1751 nella versione italiana postuma)]]

    9. (1996/1997) La storia della lingua sarda nelle Carte d’Arborea. (formato pdf)

    (aprile 2020 NUOVI CODICI:  https://books.google.it/books?id=ZyfDIjcHXEMC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false(a p. 118 il poema dei pastori sardi)

  • 10. (2007) Globalizzazione / Scomparsa – Identità/ Arcaicità delle lingue. (formato pdf)
  • 11. (2000) La casa del signore. La lingua sarda nel De vulgari eloquentia. (formato pdf)            Err.corr. A p.5, I par. leggere:     “Marigo suppone, infatti, un archetipico dominus novadomus novus …” [tanto per esasperare l’imitazione ‘scimmiesca’]     anziché        “… dominus nova e domus nova …” .
    11 a. A margine del ‘distico’ dantesco. Cfr. nell’it. (di Sardegna) le seguenti forme ipercaratterizzate: la sebadas, la tortillas, il murales, “è stato un vigilantes ad accorgersi”.
  • 12. (2006/2008) Ideologia linguistica e fondamenti di storia della lingua sarda . (formato pdf)
  • 12 a.  (2015) A p. 10 del precedente articolo, dopo le citazioni tratte da A. Sanna, si aggiunga: “I principali fenomeni fonetici che distinguono il campidanese dal logudorese sono di origine pisana e si sono irradiati da Cagliari, come dimostrano la geografia linguistica e la testimonianza dei documenti del sardo antico.” (Lucio Artizzu,  Il dizionario di Cagliari: sa memoria ‘e su tempus, pref. di G. Paulis, Cagliari, Edizioni della Torre, 1996, p. 7).
  • 13. (2007) Recensione a: Eva-Maria Remberger, Hilfsverben. Eine minimalistische Analyse am Beispiel des Italienischen und Sardischen, Tübingen, Niemeyer, 2006. (formato pdf)
  • 14. (2007) Due articoli su http://www.altravoce.net/ (formato pdf) http://www.altravoce.net/oldsite/2007/10/17/lingua.html (I tempi e gli obiettivi della politica tra forzature e scorciatoie nello sviluppo degli standard linguistici) http://www.altravoce.net/oldsite/2007/10/31/sardo.html (Passioni e rivoluzioni attorno al sardo. Ma le forzature e la fretta sono causa di esclusione e discriminazione)
  • 15. (2004) “Glottokit” di Vincenzo Raimondo Porru, 1773-1836 (formato pdf)
  • 16. (1998) Come si costruisce l’immagine di una lingua. Il caso del sardo. (formato pdf)
  •            (febbraio 2023) A proposito dell’affermazione “Ma l’antifrasi più general-umana che sia data è il sorriso: mostrare i denti non come minaccia ma come segno di affetto, benevolenza e simili …”, faccio notare che alcuni bambini piccoli, con gravi o totali deficit congeniti visivi ed uditivi, irrimediabili, siano capaci di sorridere in situazioni in cui percepiscono affetto, attraverso le carezze o i tocchi delicati sul corpo da parte dei genitori o delle altre persone che hanno cura di loro. (marzo 2024)“Smiling isn’t a learned behavior.”
  • 16 a (2009) Petrolini-aggiunta-alla-nota-5
  • 16 b (2013) L’antifrasi, Crozza e Scerbanenco. Aggiunta alla nota 5 del contributo n. 16.
  • 16 c (2013) Apodittico, dall’antifrasi all’enantiosemia. Aggiunta alla nota 5 del contributo di cui al n. 16.
  • 16 d (2013) “Maledire” per esprimere affetto in romeno: Dem Radulescu e Jean Constantin. Aggiunta alla nota 5 del contributo n. 16.
  • 16 e (2018) Antifrasi  in romeno espresso con un diminutivo formato da aggettivo (da una conversazione con una collega linguista):  cam   vechiut,e  “un po’/alquanto invecchiatine” (detto di titoli bibliografici).
  • 16 f (marzo 2019). Menuda suerte la mía. A proposito dell’antifrasi presente in sd./it.reg.sd. Conclusione (provvisoria, come si vedrà) di questo lungo percorso iniziato nel 1998:  L’antropologo Nigel Barley descrive un episodio della sua permanenza in una zona del Camerun, presso la popolazione dei Dowayo (v. https://www.laglobetrotter.it/viaggio-solitaria-terra-dei-dowayo/, con belle foto). Anni ’80. Ad un certo punto certi colleghi olandesi linguisti gli prestano la loro casa, contenente un frigorifero da campo. Questo brano dell’ironico, scherzoso e divertente resoconto di viaggio l’ho letto casualmente qualche mese fa in traduzione spagnola, e vi ho trovato, con mia immensa sorpresa e soddisfazione, questo passaggio (enfasi mia, naturalmente): “Un día tuve la fortuna de encontrármelos [=a los lingüistas holandeses] […] y me la ofrecieron en préstamo [su casa]. Menuda suerte la mía [corrisponde di solito all’inglese what a bad luck!, ma qui invece, alla lettera, “piccolina/piccola fortuna la mia; piccolina/piccola la mia fortuna”], iba a tener agua fría y carne fresca. Además, podía dejar de consumir tanta comida enlatada […].”  Testo originale ingl.: “One day I had the good fortune to bump into them [= the Dutch linguists] and they offered to lend it [=their abandoned house] to me. I could not believe my luck; I should have cold water and fresh meat. My reliance on tinned food would be reduced; […]”                Nigel Barley, The Innocent Anthropologist: Notes from a Mud Hut, British Museum Publications, 1983; ed. 2000, Waveland Press, p. 152 (https://books.google.it/books?hl=it&id=jst3CgAAQBAJ&dq=nigel+barley+the+innocent+anthropologist+pdf&q=fresh+meat#v=snippet&q=fresh%20meat&f=false); trad. sp. col titolo El antropólogo inocente. Notas desde una choza de barro, di M.a José Rodellar, Barcellona, Editorial Anagrama, 1989, p. 188. Per scovare il passo inglese corrispondente al brano in sp., avevo cercato, come si vede dal link, con “fresh meat”. 
  • 16 g (febbraio 2020). Altro esempio. In una conversazione, a proposito delle distanze tra le tappe di un viaggio. X: – “Dall’aeroporto devo poi fare più di due ore di viaggio in macchina.”        Y (italiana del Nord-Est): – “E’  un  pezzetto!” [= è molto, non è mica poco].
  • 16 h. Francese:    “… peu et un peu ont des valeurs opposées … <<un peu, qu’il est heureux!>> ou: <<il est un peu heureux, celui-là!>>. Dans ce cas, un peu  …  veut dire très.” (Marina Yaguello, Alice au pays du langage – Pour comprendre la linguistique, Parigi, Éditions du Seuil, 1981).
    Un peu qu’il est heureux [= it. reg. sd. “già è poco contento, lui”], tous les soirs quand je rentre du boulot c’est “viens on va faire de la moto”.  Sale merdeux.   [seguito da faccina ridente]; 2014, http://www.mxteam.com/forums/lofiversion/index.php/t63499.html.

    Merdeux/merdeuse, agg., se sentir merdeux  “[sentirsi] colpevole, vergognarsi”; come sost. “un/a giovane insopportabile”, sinonimo di “moccioso/a” (Dictionnaire du français, Josette Rey-Debove, a cura di, Parigi, Dictionnaires Le Robert – CLE International, 1999).

  • 16 i. (nov. 2023) Aggiunta alla nota 5 del contributo n. 16. Nel bel film diretto e interpretato da Paola Cortellesi (C’è ancora domani, 2023), la protagonista fa cadere e rompe, durante la cena di fidanzamento della figlia, un piatto della suocera, il che fa andare su tutte le furie il marito patriarca, anche se non lo fa vedere e dice solo con tono controllato e pacato: “Hai fatto piccolo il danno!”. Manesco per abitudine e per convinzione, la picchia anche quella volta, quando gli ospiti se ne sono andati. Nel film si usa il romanesco.
  • 16 j. (genn. 2024) Altri esempi di antifrasi, sentiti e raccolti nel frattempo. Sd. gentixedda “gentaglia”. Da uno sketch: unu culixeddu tenidi ! (traduzione superflua). Trad. da un discorso in sd.: “[quest0 lavoro contiene] migliaia di lemmi”; segue autocommento ironico, sempre in sd.,  con cambio di tono ed espressione del viso: non funti medasa “mica sono molti”.
  • Tu sei poco stronza! (detto da una puerpera ad un’infermiera che le imponeva qualcosa di doloroso in relazione all’allattamento). (luglio 2024) E al contrario, in spagnolo: ? Cómo estás ? – “! De puta madre ! (“benissimo!”).
  • 16 k. (marzo 2024) In un sito curato da Jack Sidnell, nella parte dedicata  a African American Vernacular English (Ebonics), si ricorda che in questa varietà mista di inglese colloquiale/informale e di vicinanzabad  può significare “really good” (v. sopra a proposito di Menuda suerte la mía). L’origine non viene individuata già nelle possibilità antifrastiche dell’inglese stesso (come appena indicato), ma, tout court, senza contestualizzazioni pragmalinguistiche e indicazioni intonative, nelle lingue africane di sostrato: “In West African languages and Caribbean creoles a word meaning ‘bad’ is often used to mean ‘good’ or ‘alot/intense’. For instance, in Guyanese Creole mi laik am bad, yu noo means ‘I like him alot, [capisci]’. Dalby mentions Mandingo (Bambara) a nyinata jaw-ke ‘She’s very pretty.’ (literally ‘She is beautiful bad.’); cf. also Krio ( a creole language spoken in West Africa) mi gud baad [= Io sono veramente/molto buono/a].”
  • 16 i. (fine marzo 2024)  “Scusate se non è poco!” (pronunciato durante una relazione tenuta da una persona laureata, per far intendere che quanto appena detto o enumerato è importante, significativo).    Qualche mese più tardi: Il giornalista M.T. – si sta discutendo di certe riforme del governo – le definisce ironicamente “niente male” (poco per molto).
  • 17 a (2008)  A proposito de Sa Die de sa Sardigna, edizione 2008  (apparso on-line in “l’altraVoce.net”, diretta da Giorgio Melis, http://www.altravoce.net/2008/04/17/lorinczi.html)  Titolo redazionaleIn nome de Sa Die e dell’Onu, dire no a “sa limba sarda comuna”. Non è comune ma soltanto autoritaria. Leggibile anche a  http://www.regione.sardegna.it/j/v/121?s=79721&v=2&c=1498.
  • Los Morancos  discutono del tema: ¿En un paìs una lengua, o en un paìs diversidad de lenguas? ¡un tema muy escabroso! (https://www.youtube.com/watch?v=Gh7KeE4a_gU).

    17 b. (2008) A proposito de Sa Die de sa Sardigna, edizione 2008. (formato pdf); http://www.altravoce.net/oldsite/2008/05/02/campidanese.html. Titolo redazionale:  Soru celebra Sa Die in campidanese, la Regione lo traduce in logudorese auto-discriminato: come tutti i sardi, La Pola, no casteddaiu: reciti in Lsc.

http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_87_20060731125252.pdf  http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=746                 Francesco Cetti, DESCRIZIONE DELLA SARDEGNA P. 62 [cartina della Sardegna; cfr. Arquer 1550]P. 63. Tirando una linea da ponente a’ greco sopra Bonarcado, Sedilo, Oliena e Posada, tutto questo continente rimane diviso in due parti, l’una rivolta a mezzodì, l’altra a tramontana; la porzione volta a mezzodì si chiama Capo di Cagliari, l’altra porzione contiene i Capi di Logudoro, e della Gallura.P.64. Ma i confini di questi due Capi di sopra e di sotto non sono ben definiti; fra Bonarcado, e Santo Lussurgiu incomincia per tutti il Capo di sopra, perché ivi l’elevazione è in realtà più sensibile, ma poi procedendo avanti verso levante la linea di divisione si smarrisce; uguale montuosità si trova a destra, e a sinistra, cessa il fondamento della divisione, e la divisione non è più che arbitraria, e incerta, onde in un luogo medesimo si trova chi si ascrive al Capo di sopra, e chi a quel di sotto. Il più naturale sarebbe tirare avanti in dirittura la linea incominciata sopra Bonarcado, facendola passare per Fonni, dividendo così tutto il regno in due parti uguali, e la metà meridionale sarebbe il Capo di sotto per essere nella massima sua parte più umile e più bassa della metà settentrionale, che sarebbe il Capo di sopra.Due gran porzioni del Capo di Cagliari sono il Campidano, e l’Oliastra.P.68. Non ostante che il Campidano sia la porzione del regno men sana, è nondimeno la più popolata; i villaggi vi sono frequenti; e paragonando tutto il Capo di sotto con quel di sopra vi sono nel primo assai più del doppio di villaggi, che non nel secondo.P. 69. Le lingue che si parlano in Sardegna si possono dividere in istraniere, e nazionali. Straniera totalmente è la lingua d’Algher, la quale è la catalana, a motivo che Algher medesimo è una colonia di Catalani. Straniera pure si deve avere la lingua, che si parla in Sassari, Castel Sardo, e Tempio; è un dialetto italiano, assai più toscano, che non la maggior parte de’ medesimi dialetti d’Italia; cambiano i Sassaresi la doppia l toscana in doppia d, finiscono le parole in i in vece di e, in a in vece di are, e con poco più fanno il loro dialetto. Nella lingua propiamente sarda il fondo principale è italiano; vi si mischia il latino nelle desinenze, e nelle voci; vi è pure una forte dose di castigliano, un sentor di greco, un micolin di franzese, altrettanto di tedesco, e finalmente voci non riferibili ad altro linguaggio, che io sappia. Voci prettamente latine sono Deus, tempus, est, homine ecc.; latine sono le desinenze in at, et, it, us, nella congiugazione dei verbi; dicono meritat, devet, consistit, dimandamus. Parole castigliane sono P.70.     preguntare, callare, querrer ecc.; e castigliane sono le desinenze in os, peccados, santos ecc.; le terminazioni in es, dolores, peccadores, ecc. rimane libero ad ognuno l’averle per latine, o per castigliane. Il sapor di greco il pretendono alcuni sentire negli articoli maschili su, sos, is; e dicendo berbegue per pecora, non pare questo un poco del brebis franzese? e dicendo si sezer per sedersi, non ha questo l’odore del sich sezen tedesco? Como per adesso, petta per carne, e altri vocaboli non so che sieno analogi ad altre lingue. Due dialetti principali si distinguono nella medesima lingua sarda; ciò sono il campidanese, e ’l dialetto del Capo di sopra. Le principali differenze sono, che il campidanese ha in plurale l’articolo tanto maschile quanto femminile is, e ’l Capo di sopra dice in vece sos e sas; inoltre il campidanese termina in ai tutti i verbi che il Capo di sopra finisce in are, non senza altre differenze di parole, e di pronunzia. Come i due Capi differiscono ne’ dialetti, differiscono ancora non poco ne’ costumi, e nel vestito.

5 a. (2010- 2018) Sui confini linguistici. Appunti del 2010.

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