RSU e COMPARTI: questione di sopravvivenza

  • Di seguito, il link per scaricare una circolare ARAN che conferma la proroga delle RSU fino a nuove elezioni, che si terranno una volta che saranno definiti i nuovi comparti di contrattazione. http://www.aranagenzia.it/homearan.nsf/doculinkN/RS444/$file/circolare.pdf

    Per comprendere quanto sia di vitale importanza il problema “quale sarà la sorte del nostro contratto nazionale?” vi invito caldamente a leggere la posizione espressa dal Segretario Generale UIL RUA (Alberto Civica). E’ in gioco seriamente il nostro futuro.

    (estratto dalla relazione di Alberto Civica al Congresso UIL RUA 2009)
    Nel d.lgs. 150, il Ministro per la F.P. ha fortemente voluto che i comparti di contrattazione siano solo 4, in ossequio ad un principio di razionalizzazione che meglio sarebbe definire di “massificazione”. Un “contrattone” che dovrebbe vedere raccolti più comparti, con buona pace delle specifiche professionalità e della peculiare organizzazione del lavoro, certamente elemento tipico dei nostri comparti.
    Il Ministro Brunetta ha dichiarato a noi gli stessi no che Tremonti dice a lui: e se siamo tutti uguali, perché rivendicare trattamenti diversificati?
    Abbiamo fatto presente che, se proprio si volevano ridurre i comparti, magari si potevano accorpare i contratti dell’Università, della Ricerca e dell’AFAM: invece l’unico comparto specifico riconosciuto è quello dei dipendenti della Presidenza del Consiglio.


    Quindi la prima battaglia da fare sarà quella tesa a recuperare e mantenere uniti i nostri comparti e, nel frattempo, operare per creare una sezione contrattuale autonoma per i nostri settori, singolarmente o insieme non importa perché riteniamo che questa sia l’unica possibilità per continuare a garantire il riconoscimento di quelle specificità che ci caratterizzano.
    A questa ipotesi stiamo lavorando con la Confederazione; al momento godiamo del sostegno della UILPA e della UIL.
    Non intendo anticipare io le ipotesi che CISL Università, Cisl Fir e FLC CGIL intendono portare avanti: se lo riterranno potranno esporle direttamente loro.

    Ma la sezione autonoma contrattuale non basta; esiste un ulteriore problema, la sua collocazione, che rappresenta per così dire una scelta, una vera e propria opzione politica.

    L’autonoma sezione contrattuale va prevista nel comparto insieme alla scuola, oppure in quello delle cosiddette amministrazioni centrali (ministeri, parastato, agenzie fiscali ecc)?

    La questione non è banale, e per quanto ci riguarda abbiamo le idee molto chiare. Noi riteniamo che il nostro inserimento nel comparto con la scuola sarebbe la fine dei nostri settori per diverse ragioni:

    – il sistema ordinamentale che regola il comparto scuola, diverso rispetto a quello dell’università, della ricerca e anche da quello dell’AFAM, che pure sembra essergli quello più vicino;
    – il diversissimo assetto istituzionale degli enti di ricerca e delle università, che per la loro autonomia li rendono molto più simili rispettivamente agli enti del parastato e agli enti locali che non alle scuole. Per non parlare dell’AFAM, il cui complesso sistema dei poteri li rende peculiari e imparagonabili.
    Una ultima considerazione attiene anche alle ragioni “politiche” che dividono la Scuola dall’Università, dalla Ricerca e dall’AFAM. Per dirla con le parole di Antonio Ruberti c’è una enorme differenza tra chi produce nuova conoscenza (Università, Ricerca e come sostenuto nell’ultima riforma del 1999 anche AFAM), e chi diffonde la conoscenza che esiste (Scuola). Questa diversità ha portato più volte a separare il Ministero dell’Università e della Ricerca – e l’AFAM ne ha sempre seguito le sorti – da quello dell’Istruzione.


    Per inciso vogliamo ricordare che il Ministero fu creato per l’Università e per la Ricerca, per esaltare nella legge 168/89 – tuttora operante – l’autonomia e la specificità di Università e Ricerca.
    Oggi si parla ancora e nuovamente di separare i due ministeri, anche perché la consistenza numerica degli addetti alla Scuola, e la sua incidenza sulle famiglie, la porta a monopolizzare l’attenzione del sistema politico.
    In un Ministero unico ciò si traduce in uno svilimento delle tematiche di Università e Ricerca, che invece necessitano di una attenta e specifica considerazione. Residualità che potrebbe sconfinare impropriamente anche nelle questioni del personale, visto che il Miur avrebbe tutto l’interesse a parlare con un unico interlocutore sindacale.

    La nostra opzione è quindi chiara:
    – ottenere una o più sezioni autonome contrattuali;
    – collocare tali sezioni nel comparto delle amministrazioni centrali.

    Se questa nostra battaglia andrà in porto avremo risposto almeno parzialmente al secondo interrogativo e potremo rispondere affermando che “Sì! Abbiamo ancora spazi per una nostra presenza e per una nostra autonoma iniziativa sindacale, con la piena titolarità contrattuale che ci spetta”.