• Brutta politica, brutto sindacato

    Come ciascuno può facilmente verificare leggendo i giornali o assistendo a qualche programma televisivo, le tecniche attualmente più in voga nel dibattito politico sono: uso di slogan, che estremizzano i concetti e spingono i cittadini a trasformarsi in tifosi; uso di insulti e sberleffi, che screditano l’avversario e trasformano il dibattito in rissa.

    Il messaggio politico, privato della sostanza e ridotto a mera suggestione, deve essere venduto in un brevissimo lasso di tempo, per indurre l’opinione pubblica ad acclamare anche i provvedimenti normativi più scellerati.

    Lo spot contro i fannulloni, col quale il Governo ha spacciato la riforma Brunetta per procacciarsi il consenso, è un classico esempio della moderna macelleria politico-mediatica.

    Gli ambienti sindacali non sono immuni, purtroppo, da simili vizi e la tentazione di alimentare fanatismi e tifoserie prevale, a volte, sull’impegno nel curare gli interessi dei lavoratori.

    Così accade che, nel demonizzare Brunetta, Tremonti e Gelmini, si irridono i sindacati che sottoscrivono accordi non condivisi, utilizzando il medesimo mix di insulti e slogan impiegato da quei partiti che si vorrebbe spodestare. Poco importano i contenuti e l’azzeramento di qualsiasi margine di trattativa (che, invece, dovrebbe essere il vero mestiere del sindacato); l’obiettivo è una contrapposizione muscolare fine a sé stessa, che accenda gli animi e contenga le emorragie di tessere.

    Se poi un’organizzazione sindacale investe tutte le sue energie nella lotta politica, a discapito della tutela e dell’assistenza dei lavoratori, abbia il coraggio di trasformarsi in partito, invece di tradire i propri iscritti e offendere chi ha scelto di fare sindacato.

    Siamo convinti che nessun sindacato possa ostentare il monopolio della libertà, dell’eguaglianza e della giustizia, anzi, facciamo sindacato proprio perché crediamo che il mondo del lavoro abbia bisogno di più libertà, di più eguaglianza, di più giustizia.

    Il Segretario UIL di Ateneo

    Giorgio Mancosu

    Come ciascuno può facilmente verificare leggendo i giornali o assistendo a qualche programma televisivo, le tecniche attualmente più in voga nel dibattito politico sono: uso di slogan, che estremizzano i concetti e spingono i cittadini a trasformarsi in tifosi; uso di insulti e sberleffi, che screditano l’avversario e trasformano il dibattito in rissa.

    Il messaggio politico, privato della sostanza e ridotto a mera suggestione, deve essere venduto in un brevissimo lasso di tempo, per indurre l’opinione pubblica ad acclamare anche i provvedimenti normativi più scellerati.

    Lo spot contro i fannulloni col quale il Governo ha spacciato la riforma Brunetta per procacciarsi il consenso è un classico esempio della moderna macelleria politico-mediatica.

    Gli ambienti sindacali non sono immuni, purtroppo, da simili vizi e la tentazione di alimentare fanatismi e tifoserie prevale, a volte, sull’impegno nel curare gli interessi dei lavoratori.

    Così accade che, nel demonizzare Brunetta, Tremonti e Gelmini, si irridono i sindacati che sottoscrivono accordi non condivisi, utilizzando il medesimo mix di insulti e slogan impiegato da quei partiti che si vorrebbe spodestare. Poco importa se ciò azzera il dialogo e preclude qualsiasi margine di trattativa (che, invece, dovrebbe essere il vero mestiere del sindacato); l’obiettivo è una contrapposizione muscolare fine a sé stessa, che accenda gli animi e porti più tessere.

    Se poi un’organizzazione sindacale investe tutte le sue energie nella lotta politica, a disc

    Come ciascuno può facilmente verificare leggendo i giornali o assistendo a qualche programma televisivo, le tecniche attualmente più in voga nel dibattito politico sono: uso di slogan, che estremizzano i concetti e spingono i cittadini a trasformarsi in tifosi; uso di insulti e sberleffi, che screditano l’avversario e trasformano il dibattito in rissa.

    Il messaggio politico, privato della sostanza e ridotto a mera suggestione, deve essere venduto in un brevissimo lasso di tempo, per indurre l’opinione pubblica ad acclamare anche i provvedimenti normativi più scellerati.

    Lo spot contro i fannulloni col quale il Governo ha spacciato la riforma Brunetta per procacciarsi il consenso è un classico esempio della moderna macelleria politico-mediatica.

    Gli ambienti sindacali non sono immuni, purtroppo, da simili vizi e la tentazione di alimentare fanatismi e tifoserie prevale, a volte, sull’impegno nel curare gli interessi dei lavoratori.

    Così accade che, nel demonizzare Brunetta, Tremonti e Gelmini, si irridono i sindacati che sottoscrivono accordi non condivisi, utilizzando il medesimo mix di insulti e slogan impiegato da quei partiti che si vorrebbe spodestare. Poco importa se ciò azzera il dialogo e preclude qualsiasi margine di trattativa (che, invece, dovrebbe essere il vero mestiere del sindacato); l’obiettivo è una contrapposizione muscolare fine a sé stessa, che accenda gli animi e porti più tessere.

    Se poi un’organizzazione sindacale investe tutte le sue energie nella lotta politica, a discapito della tutela e dell’assistenza dei lavoratori, abbia il coraggio di trasformarsi in partito, invece di tradire i propri iscritti e offendere chi ha scelto di fare sindacato.

    Siamo convinti che nessun sindacato possa ostentare il monopolio della libertà, dell’eguaglianza e della giustizia, anzi, facciamo sindacato proprio perché crediamo che il mondo del lavoro abbia bisogno di più libertà, di più eguaglianza, di più giustizia.

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    Come ciascuno può facilmente verificare leggendo i giornali o assistendo a qualche programma televisivo, le tecniche attualmente più in voga nel dibattito politico sono: uso di slogan, che estremizzano i concetti e spingono i cittadini a trasformarsi in tifosi; uso di insulti e sberleffi, che screditano l’avversario e trasformano il dibattito in rissa.

    Il messaggio politico, privato della sostanza e ridotto a mera suggestione, deve essere venduto in un brevissimo lasso di tempo, per indurre l’opinione pubblica ad acclamare anche i provvedimenti normativi più scellerati.

    Lo spot contro i fannulloni col quale il Governo ha spacciato la riforma Brunetta per procacciarsi il consenso è un classico esempio della moderna macelleria politico-mediatica.

    Gli ambienti sindacali non sono immuni, purtroppo, da simili vizi e la tentazione di alimentare fanatismi e tifoserie prevale, a volte, sull’impegno nel curare gli interessi dei lavoratori.

    Così accade che, nel demonizzare Brunetta, Tremonti e Gelmini, si irridono i sindacati che sottoscrivono accordi non condivisi, utilizzando il medesimo mix di insulti e slogan impiegato da quei partiti che si vorrebbe spodestare. Poco importa se ciò azzera il dialogo e preclude qualsiasi margine di trattativa (che, invece, dovrebbe essere il vero mestiere del sindacato); l’obiettivo è una contrapposizione muscolare fine a sé stessa, che accenda gli animi e porti più tessere.

    Se poi un’organizzazione sindacale investe tutte le sue energie nella lotta politica, a discapito della tutela e dell’assistenza dei lavoratori, abbia il coraggio di trasformarsi in partito, invece di tradire i propri iscritti e offendere chi ha scelto di fare sindacato.

    Siamo convinti che nessun sindacato possa ostentare il monopolio della libertà, dell’eguaglianza e della giustizia, anzi, facciamo sindacato proprio perché crediamo che il mondo del lavoro abbia bisogno di più libertà, di più eguaglianza, di più giustizia.

    ito della tutela e dell’assistenza dei lavoratori, abbia il coraggio di trasformarsi in partito, invece di tradire i propri iscritti e offendere chi ha scelto di fare sindacato.

    Siamo convinti che nessun sindacato possa ostentare il monopolio della libertà, dell’eguaglianza e della giustizia, anzi, facciamo sindacato proprio perché crediamo che il mondo del lavoro abbia bisogno di più libertà, di più eguaglianza, di più giustizia.

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  • Elezioni Consiglio Universitario Nazionale: Mimmo ce l’ha fatta !

    Grazie all’impegno di tutta la nostra organizzazione e all’affetto dei nostri iscritti e simpatizzanti, il candidato UIL per il Consiglio Universitario Nazionale è stato eletto con quasi il 20% dei voti espressi, piazzandosi al secondo posto dopo la CGIL e prima della CISL.

    Comunicato del Segretario Generale e risultati definitivi.

    La UIL Università di Cagliari è lieta di aver dato il proprio contributo al raggiungimento dell’ottimo risultato.

    Forza Mimmo, Forza la UIL !

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  • LA RIFORMA DELL’UNIVERSITA’ – LEGGE N. 240 del 30/12/2010

    Roma,27 gennaio 2011

    Prot. 08.011

    “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega del Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”

    Dopo aver fatto una serie d’interventi e di documenti sia autonomamente, sia con il cosiddetto “tavolone della docenza”, vogliamo ora soffermarci sulle implicazioni del PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO a seguito dell’emanazione della riforma gelmini.

    Abbiamo già stigmatizzato i danni che la riforma produrrà ai giovani per lo svilimento del Diritto allo Studio e per l’esaltazione del precariato quale nuovo accesso al lavoro universitario (vedi l’introduzione della nuova figura di ricercatore con contratto a tempo determinato), nonché le ingiustizie perpetrate nei confronti degli attuali ricercatori messi ad esaurimento.

    Posto e ribadito tutto questo, notiamo che il PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO non è da meno in quanto perdita di diritti e di certezze. Che l’intento della legge sia quello di estromettere il Personale Tecnico Amministrativo dalla partecipazione attiva negli atenei, fino a ridurlo ad un corpo estraneo mal tollerato, lo si evince chiaramente dalla riduzione numerica (ad esempio, un massimo di 11 componenti nei consigli d’amministrazione) e dalla composizione definita degli organismi di gestione.

    Oltre agli studenti ed a membri esterni che sono espressamente citati, nei consigli d’amministrazione non è affatto codificata la presenza del Personale Tecnico Amministrativo (ma nemmeno esclusa). Riteniamo che non si possa confidare nei rettori (professori ordinari che potranno essere anch’essi esterni) per la salvaguardia della componente Tecnico-amministrativa in presenza anche delle prevedibili lotte egemoniche che si scateneranno.

    L’estromissione dei rappresentanti del Personale Tecnico Amministrativo da tutti gli organismi collegiali e dall’elettorato attivo vanificano, in un sol colpo, tutte le conquiste conseguite per l’impegno e la determinazione dispiegati in anni ed anni.

    Entro 6 mesi dall’entrata in vigore di questa legge (art.2), una rivoluzione organizzativa ricadrà pesantemente sui dipartimenti, il cui accorpamento e la nuova definizione implicano un riassetto che peserà direttamente sul Personale Tecnico Amministrativo con mobilità, ridistribuzione dei compiti e relative indennità.

    Le stesse problematiche si verificheranno qualora si decidessero federazioni e fusioni di Atenei e razionalizzazione dell’offerta formativa (art. 3) in cui si prevede la mobilità di tutto il Personale sia docente e ricercatore, sia Tecnico Amministrativo.

    Nell’articolo 9 si parla di un fondo per la premialità, anche per il Personale Tecnico Amministrativo, ma solo in quanto procacciatore di commesse conto terzi e/o finanziamenti esterni.

    Su tutto questo “caos” sorgono molteplici le domande:

    Come sarà gestita la mobilità? Con quali criteri?– Le eventuali risorse premiali saranno materia di contrattazione? – Come sarà garantita trasparenza ed imparzialità?

    In concerto con le altre Organizzazioni Sindacali, in tutte le Sedi universitarie ci si deve attivare affinché sia favorita la partecipazione del Personale Tecnico Amministrativo alle scelte gestionali dell’Ateneo.

    Nello specifico, al fine di prevenire mosse inaspettate ed unilaterali delle amministrazioni, occorre agire per ottenere un tavolo di confronto a tutela del Personale affermando criteri omogenei e condivisibili che tengano conto anche delle esigenze personali dei Dipendenti.

    Ricordiamo, infine, che all’art.1 della legge “le università che hanno conseguito la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca”, (le cosiddette virtuose) possono sperimentare modelli organizzativi e di funzionamento diversi da quelli indicati nella legge stessa. Quindi, gli atenei che funzionano non hanno alcun obbligo di modificare il loro assetto. La palla passa ai rettori che dovranno dimostrare da che parte stanno e se l’orgoglio per la loro istituzione virtuosa sarà inferiore al desiderio di arrogarsi il diritto di padre-padrone.

    Aspettiamo l’emanazione dei decreti ministeriali applicativi, ma vigiliamo comunque, perché conoscendo l’arroganza delle amministrazioni universitarie non ci si aspetta nulla di buono, specialmente, appunto, nei confronti del Personale Tecnico Amministrativo.

    La Segreteria Nazionale

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  • Arriva la valutazione: le regole, i soldi, la tutela

    COMUNICATO OOSS – RSU su VALUTAZIONE 2010

    ATTENZIONE: il voto riportato nella scheda di valutazione personale non è necessariamente il voto finale, in base al quale saranno attribuiti i soldi. Si attendono, infatti, le determinazioni del Direttore Amministrativo relative all’incidenza degli obiettivi di struttura sulla valutazione individuale.

    I SOLDI per il personale B, C, D – dati stimati lordo dipendente:

    punteggio riportato (comportamenti + obiettivi): 5 =912 euro

    da 4,5 a 4,99 = 746 euro

    da 4 a 4,49 = 622 euro

    da 3 a 3,99 = 415 euro

    da 1 a 2,99 = 0 euro

    Al personale di cat. D che raggiunge gli obiettivi individuali viene corrisposto, inoltre, il 30% dell’indennità di responsabilità, in base alla fascia di appartenenza.

    I SOLDI PER IL PERSONALE EP:

    punteggio riportato (comportamenti + obiettivi): da 4,5 a 5 = 30% dell’indennità di posizione

    da 4 a 4,49 = 20%

    da 3 a 3,99 = 10%

    da 1 a 2,99 = 0%

    VADEMECUM ALLA VALUTAZIONE 2010

    24_2_11_COMUNICATO _UIL_CGIL_valutazione_2010

    scadenza invio schede di valutazione: 7 marzo 2011

    PREPARARSI ALLA VALUTAZIONE – Fonti di riferimento:

    CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE (artt.: 75, 76, 81, 91)

    CONTRATTO INTEGRATIVO (artt.: 31, 32)

    REGOLAMENTO DI ATENEO IN MATERIA DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE

    SISTEMA DI VALUTAZIONE IN VIGORE IN ATENEO E SCHEDE DI VALUTAZIONE

    OBIETTIVI DI STRUTTURA 2010 (incidenti sulla valutazione di: B, C, D, EP)

    ACCORDO INTEGRATIVO 2010 (del 28.12.2010)

    DICHIARAZIONE UIL A MARGINE DEL CONTRATTO INTEGRATIVO 2010

    LA SEGRETERIA UIL DI ATENEO E’ A DISPOSIZIONE PER CHIARIMENTI, SUPPORTO E TUTELA IN QUALSIASI FASE DELLA VALUTAZIONE

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  • Provvedimento D.D.A. 513/2010 – proclamazione stato di agitazione

    Cagliari, 20 gennaio 2011

    A tutti i Lavoratori

    Al Magnifico Rettore

    Al Direttore Amministrativo

    Università di Cagliari

    Oggetto: provvedimento D.D.A. 513/2010 – proclamazione stato di agitazione

    Il 18 gennaio 2011 si è svolta la preannunciata riunione tra parte sindacale e parte pubblica, avente lo scopo di chiarire le ragioni che hanno portato all’emanazione del provvedimento D.D.A. 513/2010 (aumento indennità responsabilità per 19 D e indennità di posizione per 5 EP).

    L’Amministrazione ha affermato che l’obiettivo perseguito col provvedimento in questione era quello di “dare un segnale in senso meritocratico”, aumentando l’indennità di responsabilità/posizione percepita da alcuni lavoratori più meritevoli.

    Tutto ciò contrasta con quanto previsto dal CCNL Università, secondo cui i premi devono essere distribuiti in base ai risultati dell’applicazione del sistema di valutazione e le posizioni organizzative (non le persone) devono essere graduate e retribuite sulla base di criteri generali predeterminati.

    In sostanza, gli “aumenti di Capodanno” appaiono come una premialità di nuovo conio, non conforme a quanto previsto dal nostro CCNL.

    L’Amministrazione, inoltre, non ha fornito gli atti che spiegano nel dettaglio come sia avvenuta la “ripesatura” delle posizioni organizzative premiate con la D.D.A. 513/2010.

    Al termine della riunione, le OO.SS. e la RSU, non avendo ricevuto spiegazioni credibili e conformi al CCNL., hanno chiesto unitariamente il ritiro della D.D.A. 513/2010.

    Tutto ciò premesso, le scriventi OO.SS. e la RSU:

    – chiedono, ex art. 6 comma 3 lett. d) CCNL Università, l’informazione su “i criteri generali per l’attribuzione degli incarichi per particolari responsabilità o funzioni alle categorie D e EP, di cui agli articoli 75 e 91 comma 3, e loro valutazione periodica” e, conseguentemente, gli esiti dell’applicazione di tali criteri generali a tutte le posizioni organizzative presenti in Ateneo;

    – ribadiscono la richiesta di ritiro del provvedimento in oggetto o la pubblicazione di tutti gli atti del procedimento amministrativo che ne giustifichino l’emanazione;

    proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale tecnico e amministrativo dell’Ateneo.

    FLC – CGIL             CISL                  UIL           CSA/CISAL        CONFSAL /CISAPUNI         RSU

    E. Usai            T. Demontis     G. Mancosu       A. Maullu               A. Strazzera              G. Putzolu

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