Il Laboratorio 2016/2017

 

Il laboratorio

fuori luogo: ripensare gli spazi dell’Istituto Penitenziario per Minori di Quartucciu insieme ai suoi abitanti

 

Obiettivi formativi

 

Il tema del laboratorio, denominato “fuori luogo: ripensare gli spazi dell’Istituto Penitenziario per Minori di Quartucciu insieme ai suoi abitanti”, risponde all’invito, lanciato nell’ambito della consultazione pubblica denominata “Stati Generali sulla esecuzione penale“, per l’ attivazione un confronto tra il Ministero della Giustizia, l’Università, gli Istituti di Ricerca, gli Ordini professionali, gli Enti Locali, le Associazioni e gli esperti,  finalizzato al raggiungimento di una dignità architettonica degli spazi dell’esecuzione penale, tramite anche il coinvolgimento delle competenze tecniche interne alla stessa Amministrazione [1]. La “Convenzione per la realizzazione di attività didattiche e di ricerca”, sottoscritta dal Dipartimento di Ingegneria civile, Ambientale e Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari e il Centro per la Giustizia Minorile per la Sardegna (13 dicembre 2016), oltre a fornire un’opportunità concreta di formazione sul campo per gli studenti, articola in questo modo l’impegno sociale del DICAAR sul territorio della città metropolitana di Cagliari, favorendo le relazioni tra l’IPM e la comunità esterna[2].

La proposta didattica assume lo spazio della reclusione, come campo di indagine e azione per mettere a fuoco la relazione tra configurazione dello spazio e natura delle relazioni. L’esito progettuale finale consiste nel dare forma concreta alla funzione costituzionale della pena[3], per superare il modello del carcere come Istituzione di contenimento, dal carattere fortemente segregante e migliorare la qualità della vita dei detenuti e degli operatori penitenziari, compatibilmente con le esigenze e i mandati della area Sicurezza e della Direzione[4].

L’approccio progettuale proposto è teso a stimolare diverse competenze (compositive, grafiche, logiche, comunicative, sociali, operativo–manuali) e sarà alimentato dal confronto con soggetti esterni (seminari) e tra studenti e docenti. Il coinvolgimento dei detenuti e degli operatori penitenziari, nel percorso di riorganizzazione funzionale degli spazi dell’IPM, costituisce un’esperienza di progettazione partecipata (Community Centered Design -CCD).

Sarà dato particolare valore all’acquisizione della capacità di rappresentare e comunicare efficacemente le scelte progettuali alle diverse scale.

 

[1] Con Decreto 8 maggio 2015 (integrato da Decreto 9 giugno 2015) viene costituito presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministero della Giustizia un Comitato di esperti incaricato di predisporre le linee di azione per lo svolgimento della consultazione pubblica sulla esecuzione della pena denominata “Stati Generali sulla esecuzione penale”. Il documento finale, elaborato nell’ambito di 18 tavoli tematici composti da operatori penitenziari, magistrati, avvocati, docenti, esperti, rappresentanti della cultura e dell’associazionismo civile, contiene idee e proposte per costruire le nuove regole con cui si riformerà il sistema italiano.

[2] La convenzione istituisce un comitato scientifico di coordinamento composto da Barbara Cadeddu- coordinatrice del corso, Antonello Sanna- Direttore DICAAR, Luigi Manconi – Senatore della Repubblica e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Luca  Zevi – coordinatore incaricato dal Ministero della Giustizia, del tavolo tematico Spazio della pena: architettura e carcere, Valentina Calderone – direttrice dell’associazione A Buon Diritto, Laura Pisu – associazione culturale Malik, Giovanna Allegri – direttrice IPM di Quartucciu, Federica Palomba – Centro di Giustizia Minorile per la Sardegna.

[3] L’articolo 27 della Costituzione enuncia “Le pene (…) devono tendere alla rieducazione del condannato”, sancendo il principio del finalismo rieducativo della pena e postulando il graduale reinserimento del condannato nella collettività dalla quale si è estraniato.

[4] Una delle questioni emerse nell’ambito degli stati Generali ha riguardato la esigenza che i luoghi della detenzione debbano tornare a pieno diritto a essere tema di elaborazione disciplinare specifica da parte del mondo della progettazione architettonica e non più appannaggio esclusivo degli Uffici Tecnici competenti.

 

 

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