Ago 052013
 

 

Questo intervento è diviso in due parti. Nella prima discuterò brevemente e in modo molto preliminare i principali risultati del VQR 2004-2010. Nella seconda descriverò le azioni adottate e le risorse investite dal 2010 in poi proprio al fine di migliorare i risultati della nostra ricerca. Lo scopo è quello di condividere informazioni e interpretazioni e aprire un dibattito utile a individuare ulteriori modi attraverso i quali potremo guardare con fiducia al prossimo esercizio VQR.

1. I PRINCIPALI RISULTATI VQR 2004-2010 PER IL NOSTRO ATENEO

I risultati dell’esercizio VQR 2004-2010 richiedono un’approfondita riflessione. Nel complesso, come vedremo, ci sono differenze che emergono fra aree e dentro le aree, tra dipartimenti e dentro i nuovi dipartimenti.
Prima è necessario riconoscere che ci sono problemi ben conosciuti nella compilazione di questi ranking. Per esempio:
– C’è la tendenza delle strutture piccole ad avere una dispersione intorno al valore medio molto più alta di quella che caratterizza le strutture più grandi.
– C’è un problema che riguarda i co-autoraggi, che favorisce la possibilità di ottenere voti medi più alti in alcune aree piuttosto che in altre.
– C’è scarsa omogeneità nel modo in cui sono state identificate le riviste di classe A nelle aree non bibliometriche.

Per questi e altri motivi, i ranking vanno presi con molta cautela. Ciò detto, e ricordato che la VQR ci fornisce una fotografia già invecchiata,  si tratta comunque di un esercizio che ci aiuta a individuare problemi e soluzioni, anche quando non ci dà particolare conforto.
In questa breve e preliminare analisi mi concentro sull’indicatore “R”, quello che in effetti è al centro della VQR. E’ un indicatore molto semplice, dato dal rapporto tra il voto medio attribuito ai prodotti attesi della Struttura in una determinata area e il voto medio ricevuto da tutti i prodotti dell’area a livello nazionale.

AREE
I dati sulle aree sono mostrati nella slide n.4. La colonna 2 riporta il dato misurato dalla VQR: ogni struttura è confrontata con il voto medio ottenuto da strutture nella medesima categoria dimensionale (grande, media, piccola). I dati nella colonna 3 sono stati calcolati da noi e confrontano ogni nostra area con il valore medio di tutte le altre aree italiane, indipendentemente dalla loro dimensione. Come si vede, le variazioni sono trascurabili: il numero delle aree “rosse” — il rosso segnala che quell’area è nell’ultimo quartile della distribuzione di riferimento — rimane immutato a 7. Come vedremo, questo risultato è alla base del risultato negativo per l’ateneo nel suo complesso, quello che lo relega al 27mo posto nel ranking dai 32 grandi atenei. Nel sottolineare questo, è anche giusto segnalare il buon risultato ottenuto dalle aree 14, 8b e 11a, tutte con voti superiori o uguali a quelli medi nazionali, e dalle aree 3, 10 e 12, tutte con un R vicino all’unità.

La colonna 4 riporta nostri calcoli basati sui dati recentissimi pubblicati da Repubblica-Censis sulla ricerca in Italia. Un confronto diretto con i dati VQR non è possibile, perché i metodi usati sono molto diversi, ma il confronto è comunque utile perché i dati usati dal Censis sono, appunto, più recenti. Come si vede, il risultato che emerge è leggermente meno negativo di quello VQR.
Infine, la colonna 5 mostra i nostri risultati nella didattica per grandi aree. Come si vede, il nostro ateneo ha risultati decisamente migliori nella didattica che nella ricerca: solo un’area si trova nel quarto quartile.

DIPARTIMENTI
La slide n.5 mostra i risultati dell’indicatore R per i nostri nuovi dipartimenti. I dipartimenti con una performance migliore o uguale a quella media nazionale sono mostrati in rosso (il valore del loro R è evidenziato in verde). Alcuni altri dipartimenti sono molto vicini a R=1 (Scienze Chimiche e Geologiche, e Scienze Mediche M. Aresu, per esempio); i restanti sono decisamente più indietro.
Sarà necessario fare approfondimenti specifici, dipartimento per dipartimento, SSD per SSD, per capire cosa è andato bene e cosa no. Per esempio, sarà utile capire in che misura un risultato negativo è dovuto alla presenza di troppi ricercatori inattivi o solo parzialmente attivi, o che hanno conferito lavori risultati inidonei (“penalizzati”): nel complesso sono poco meno di un centinaio i nostri ricercatori con queste caratteristiche nel periodo analizzato; o in che misura è dovuto alla presenza di troppi lavori valutati come “limitati”. Conoscere questi numeri in dettaglio è essenziale per capire come aiutare tutti a fare meglio (o a confermarsi al massimo della valutazione) in occasione del prossimo VQR.

RECLUTAMENTO
La slide n.6 mostra l’indicatore R per i casi di mobilità verticale: cioè il voto medio di assunti o promossi nel periodo 2004-2010 al confronto con figure analoghe delle altre strutture universitarie nazionali (la colonna 3). Anche qui ci sono importanti margini di miglioramento: solo in tre casi (aree 2, 13 e 14) abbiamo fatto meglio della media italiana.
Tuttavia, un confronto con la slide n.4, colonna 1, rivela un aspetto meno immediatamente evidente: spesso (in 6 casi) il confronto tra i nostri nuovi assunti e promossi e quelli medi italiani è più favorevole rispetto a quello calcolato sull’intero corpo docente e descritto nelle righe precedenti. E’ un segnale incoraggiante.
Le altre colonne della slide n.6 mostrano che le nostre nuove assunzioni migliorano rispetto allo stock di docenti già inquadrato nel nostro ateneo.

ATENEO
Il risultato dell’Università nel suo complesso è mostrato nella slide n.7. E’ un risultato insoddisfacente, che non può lasciarci indifferenti. Come detto, avremo occasione di valutarne le cause nelle prossime settimane, dipartimento per dipartimento.
Per ora è bene sottolineare tre punti:
1: come detto, siamo di fronte a una foto di un passato nemmeno troppo vicino.
2: per come è disegnata la VQR, i miglioramenti si ottengono con uno sforzo diffuso e collettivo. Il passaggio da “non attivo” a “limitato” vale più del passaggio da “buono” a “eccellente”.
3: un’università grande, che intenda rimanere tale, ha meno opportunità di crescere nella qualità attraverso radicali processi di specializzazione, focalizzandosi cioè su poche discipline. Il miglioramento da incoraggiare dunque deve essere ampio e diffuso. Aiutare tutti a migliorare la propria produzione è la chiave per crescere rapidamente nei ranking.

2. COSA E’ SUCCESSO NEGLI ANNI SUCCESSIVI A QUELLI VALUTATI DAL VQR

Guardando alla prossima VQR e alla necessità di fare meglio rispetto al ranking attuale, è bene ricordare che per crescere bisogna, soprattutto:
1. migliorare la produttività di chi è all’università oggi;
2. migliorare la qualità del reclutamento.

Siamo nel 2013, e dunque ben all’interno del periodo che sarà valutato dalla prossima VQR. Questa è dunque una buona occasione collettiva per chiederci se abbiamo usato bene i tre anni trascorsi dalla chiusura del periodo ora valutato, se li abbiamo usati bene per favorire la ricerca di qualità e per attrarre giovani talenti verso il nostro Ateneo; e se ci sono cose che ancora non abbiamo fatto e che invece dovremmo fare.

Iniziamo da ciò che è stato fatto dal 2010. Mostrerò tabelle e dati che riveleranno numeri importanti sia per la loro dimensione che per il tipo di azioni che le risorse lì descritte hanno finanziato. Credo si possa anticipare che sono stati anni in cui si è investito molto e nei quali si sono fatti molti passi avanti per avvicinarci al conseguimento dei due obiettivi citati sopra.

In particolare, dal 2009 ci siamo mossi con la consapevolezza che il nostro Ateneo aveva la necessità di migliorare rapidamente in due aspetti essenziali per la ricerca: primo, ottenere più risorse a disposizione per finanziare ricerche di qualità; secondo, dotarsi di regole credibili, trasparenti e, soprattutto, rigorosamente meritocratiche, in grado di individuare e premiare, e dunque più in generale favorire, la qualità della ricerca.
Per fare un solo esempio: i soldi attribuiti per la dotazione ordinaria dei dipartimenti erano pochi e venivano assegnati con criteri poco meritocratici e molto discrezionali. Oggi, al contrario, le regole adottate sono chiare e conosciute da tutti: si tratta di regole che riflettono al nostro interno quelle usate dal MIUR per attribuire agli Atenei la quota premiale dell’FFO.

Oggi i criteri adottati, il loro funzionamento, i numeri utilizzati per calcolare i singoli indicatori, dipartimento per dipartimento, sono consultabili nelle pagine web del nostro Ateneo: la fotografia comparata di ogni dipartimento è in questo modo a disposizione di tutti, e tutti conoscono i modi attraverso i quali è possibile contribuire a migliorare la posizione relativa del proprio dipartimento. (Per i dettagli si rinvia a: “La dotazione ordinaria dei dipartimenti: quali indicatori contano”).

La slide n.8 mostra che sono migliorate in modo significativo anche le risorse messe a disposizione dei dipartimenti e dei singoli ricercatori. Infine, regole come quelle adottate per la dotazione ordinaria dei dipartimenti sono ora applicate in molti ambiti della nostra vita accademica, inclusa la recente ripartizione dei punti organico.

Le slides successive mostrano non più le risorse interne ma quelle che abbiamo ottenuto dall’esterno, in particolare attraverso una continua azione di interlocuzione e di collaborazione istituzionale con la Regione Sardegna, finalizzata a co-programmare le importanti risorse attribute dal bilancio regionale all’attuazione della LR 7/2007 sulla ricerca, e dalla UE ai programmi FSE e FESR.
In questi anni il nostro principale obiettivo è stato quello di utilizzare in modo integrato le varie opportunità di finanziamento disponibili nella nostra regione. In particolare, abbiamo contribuito a far sì che la LR 7 finanziasse con bandi a cadenza annuale progetti di ricerca di base, per aumentare la produttività scientifica di chi già lavora all’università; e che il FSE venisse invece utilizzato soprattutto per tenere aperte a giovani talenti le porte del nostro ateneo, attraverso il finanziamento di borse per dottorati di ricerca, per assegni di ricerca, per decine di nuovi posti di ricercatori a tempo determinato.

Le cifre coinvolte in queste iniziative sono facilmente consultabili nelle slide n.9, n. 10, n. 11, n. 12 e n. 13: sono cifre molto importanti per un Ateneo italiano. In tre anni, per esempio, l’attuazione della LR 7 ha consentito il finanziamento di 234 progetti, ognuno dei quali ha ottenuto in media 130 mila euro, per un totale di oltre 30 milioni di euro.
Cifre altrettanto importanti hanno riguardato il FSE e il FESR, e dunque le iniziative a favore dei dottorati di ricerca e delle grandi infrastrutture della ricerca. Su ognuno di questi temi torneremo con interventi specifici in questo Blog, per discutere più in dettaglio le azioni adottate e quelle in corso.
Nel complesso, si tratta di circa 90 milioni di euro investiti in poco più di tre anni per favorire la qualità della ricerca e del reclutamento nella nostra università. Questa cifra dovrebbe consentirci di guardare con fiducia al prossimo esercizio di valutazione dell’ANVUR.
Ma è anche importante che questi investimenti producano i risultati attesi, che ognuno di noi si senta responsabile del risultato collettivo. Per esempio, è essenziale che i 234 progetti finanziati attraverso i bandi della LR 7 aiutino la nostra università a crescere in modo significativo negli indicatori bibliometrici e non adottati dai GEV. Nelle prossime settimane presenteremo un progetto basato su U-GOV e sull’Anagrafe della ricerca che permetterà a tutti di monitorare in tempo reale quali e quante pubblicazioni saranno prodotte all’interno di ognuno di quei progetti.

E’ certamente troppo presto per sapere se le azioni che abbiamo messo in campo dal 2010 stanno producendo i risultati sperati. Alcuni risultati quantitativi sono già evidenti nell’ultimo anno analizzato dalla VQR. La slide n. 14 mostra che la voce “Altri Fondi” analizzata dal VQR è triplicata nel 2010 proprio in virtù del primo bando LR 7 per la ricerca di base. Il dato è poi confermato nella slide n.15, colonna 10, per le singole aree.
Ancora, un primo indizio di un esito positivo delle politiche adottate recentemente è riportato nella slide n.16: i progetti Prin giudicati idonei con al proprio interno una unità del nostro ateneo sono cresciuti considerevolmente nel bando 2010-2011. E’ un fatto che questo netto miglioramento sia avvenuto successivamente al finanziamento da parte della LR 7 di una azione con questo specifico obiettivo (si veda la slide n.10 per l’ordine di grandezza delle cifre stanziate e il post “Gli esiti del bando Prin 2010-2011”  per alcuni approfondimenti).

Dal 2010 dunque molte cose sono cambiate per il meglio, nella disponibilità di risorse e nella definizione di regole trasparenti capaci di incoraggiare ricerca di qualità crescente. Tuttavia, mentre noi cerchiamo di migliorare gli altri atenei non stanno fermi. E’ bene quindi tenere alta l’attenzione sui temi della ricerca, sui risultati della VQR, è bene soprattutto coinvolgere il massimo numero possibile di colleghi nella discussione sulla validità delle iniziative adottate e su quelle che sarà utile adottare nel prossimo futuro.

Francesco Pigliaru

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