Lettera aperta al Magnifico Rettore Giovanni Melis sulla situazione in AOU

  • Egr. Prof. Melis,

    forse è tardi per scriverLe questa lettera, ma crediamo sia nostro dovere rappresentarLe il profondo disagio che vivono i 300 nostri colleghi che lavorano nell’Azienda Ospedaliera Universitaria.

    Da quando, nel 2007, il personale universitario è stato conferito all’Azienda “Mista” ha visto precluso qualsiasi avanzamento economico o di carriera: negata la progressione verticale viceversa concessa ai colleghi di provenienza AUSL, con conseguente modifica degli assetti organizzativi; negata la progressione orizzontale; virtualmente preclusa la possibilità di accedere alle posizioni organizzative, stante i nuovi assetti realizzati con la citata progressione verticale e la mancata copertura finanziaria, generata da una punitiva applicazione delle norme sul trattamento economico del personale che presta attività assistenziale… Insomma, lavoratori di serie B sia rispetto ai colleghi rimasti in Ateneo, sia rispetto ai colleghi ospedalieri.

    A pochi giorni dal congelamento degli stipendi di tutto il settore pubblico, ad opera della legge “Tremonti”, non si conosce nemmeno la consistenza del fondo che dovrebbe finanziare il futuro economico e professionale di questi 300 lavoratori. Mentre in Ateneo, seppure a fatica, contrattiamo stipendi e progressioni per circa 800 lavoratori; mentre in Azienda si apprestano ad attribuire al personale ospedaliero incarichi per circa 900 mila euro, i 300 lavoratori “meticci” vagano in un limbo di indeterminatezza e abbandono.

    Le abbiamo provate tutte per sbloccare la situazione, dalle conciliazioni agli scioperi, ma il prossimo 31 dicembre “calerà il sipario”: questa insopportabile condizione di disuguaglianza diverrà definitiva, almeno per i prossimi tre anni.

    Nonostante sia difficile evitare, anche stavolta, l’avvio di estenuanti percorsi legali, Le chiediamo di fare quanto in Suo potere per cancellare o, quantomeno, limitare i danni alla dignità personale e professionale dei nostri colleghi. Un buon inizio sarebbe il pretendere dai Suoi massimi dirigenti l’assunzione di responsabilità proporzionali al livello delle sontuose retribuzioni percepite.

    Crediamo che il bene dell’Università comprenda necessariamente il bene di chi ci lavora.
    Confidiamo nella Sua attenzione, non solo in qualità di nostro datore di lavoro, ma soprattutto in considerazione del Suo ruolo di guida della principale istituzione culturale sarda.

    Cagliari, 6 dicembre 2010

    Giorgio Mancosu

    Segretario UIL di Ateneo