da Corriere.it
Muhammad Yunus |
MILANO – Sono tutte cadute le accuse contro Muhammad Yunus, il premio Nobel per la pace sospettato di aver sottratto del denaro donato dalla Norvegia all’istituto di microcredito da lui fondato. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze del Bangladesh.
IL CASO A dicembre, un documentario norvegese aveva accusato il premio Nobel di aver sottratto 96 milioni di dollari donati alla Grameen Bank, l’istituto fondato dallo stesso Yunus, per alimentare altre banche del gruppo. Yunus, cittadino del Bangladesh, era stato discolpato dalla Norvegia, ma il primi ministro del suo Paese, Sheikh Hasina, l’aveva accusato di «succhiare il sangue dei poveri» e il governo aveva così aperto un’inchiesta. La decisione del governo norvegese è stata «accettata» e considerata «definitiva» dal Bangladesh, ha dichiarato il ministro delle Finanze, A.M.A. Muhith, che ha spiegato che non è stata trovata alcuna prova di un’eventuale distrazione di fondi. La commissione non ha nemmeno trovato prove a supporto delle accuse secondo cui la Grameen Bank avrebbe fatto pagare tassi d’interesse eccessivi ai poveri, «i migliori tra tutti gli istituti di microcredito» ha aggiunto il ministro. La Grameen Bank, fondata nel 1983, conta microprestiti per 955 milioni di dollari complessivi a circa 8 milioni di poveri, in maggioranza donne. Yunus, 70 anni, chiamato in tutto il mondo «il banchiere dei poveri» è stato allontanato il 2 marzo dalla Grameen Bank su ordine della banca centrale del Bangladesh, per aver superato il limite di età (60 anni) per i dipendenti dell’azienda.
PROTESTE GLOBALI – L’estromissione di Yunus dalla Grameen ha provocato proteste in tutto il mondo. Secondo i sostenitori dell’economista la vicenda non sarebbe estranea alle tensioni di lunga data Yunus e il premier bengalese Sheikh Hasina. Per il Financial Times, l’ostilità del governo del Bangladesh nei confronti di Yunus sembra risalire appunto al 2007 : quando a seguito di un golpe militare il banchiere ventilò la creazione di un movimento politico pacifista.
L’economista bengalese a Davos |
IL MUSEO DELLA POVERTA’ – Il sogno dell”inventore del microcredito è poter ridurre la miseria a materia di studio- «Relegheremo la povertà nei musei. Ce ne sarà uno in ogni Paese, ci porteremo i bambini in visita: resteranno orripilati scoprendo la condizione infame che così tanti essere umani hanno dovuto sopportare per così lungo tempo e condanneranno i loro progenitori che hanno permesso tutto ciò», scrive in «Un Mondo senza povertà» l’ultimo libro del professore bengalese che crede nella possibilità di poter curare il capitalismo malato con l’ec0nomia sociale .